FEDERICO DENTELLA

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Il mondo in una bottiglia - Osamu Tezuka

Questa è diventata una delle mie storie preferite dell'autore, veramente geniale. In sintesi: Tezuka pone il mondo in una situazione in cui viene a mancare sia una base economica, il valore del denaro viene azzerato, sia l'ordine dal punto di vista delle leggi in quanto diventa "impossibile" riconoscere i criminali (con un escamotage che scoprirete leggendo). Tezuka smonta completamente la società, distruggendo gli elementi su cui si basa, e propone una sorta di "what if?" che porterà a conseguenze devastanti sul mondo. Altro discorso centrale della storia è la figura della donna, proprio lei artefice di questi cambiamenti. L'autore dipinge la società attuale (ai suoi tempi, ma purtroppo non troppo lontana da quella odierna) e la decostruisce presentando però una figura in particolare che fungerà da "superuomo" (seppur in modo totalmente diverso dal concetto Nietzschiano). Purtroppo, secondo me, si percepisce un po' di fretta nella parte conclusiva dell'opera, seppur ritenga nel complesso il finale soddisfacente.

Stop!! Hibari-kun! - Eguchi Hisashi

Sono rimasto molto piacevolmente sorpreso: abbiamo una storia che di per sè è estremamente semplice ma che proprio con questa semplicità tratta un tema delicato. Hibari è la terza figlia, di quattro, di uno yakuza che ospiterà il protagonista, Kosaku, dopo la morte della madre (vecchia conoscenza del padrone di casa). In questo già abbastanza strano contesto scopriamo presto che Hibari è in realtà un ragazzo che però ama fingersi donna. L'opera è un susseguirsi di situazioni ""normali"" in cui Kosaku è alle prese con la vita scolastica e i primi amori... con la costante presenza di Hibari che risulta essere la ragazza più bella, atletica e intelligente dell'intera scuola. É la ragazza stessa a mostrare interesse per Kosaku stuzzicandolo continuamente e facendosi travolgere dalla gelosia. L'opera è una commedia con trovate originali e personaggi demenziali che, grazie a una componente grafica perfettamente azzeccata, intrattiene piacevolmente. Sempre riguardo il disegno trovo incredibile come riesca a usare uno stile adatto sia alla componente demenziale, senza farsi mancare esilaranti caricature, che a sottolineare la bellezza di Hibari. L'opera parodizza qualunque cosa, dai mafiosi alle ragazzine innamorate, da altri mangaka contemporanei a sè stessa. Nulla è preso troppo sul serio, al contempo però ci sono eventi "cardine" che a qualcosa ci fanno pur pensare... stiamo comunque parlando di un ragazzino che si traveste da donna e vuole farsi crescere il seno. L'autore, Hisashi Eguchi, ci "mostra" un periodo, o meglio una società, in cui c'era/c'è uno scontro tra "conservatori" e "progressisti" e questo si esplica nel rapporto tra Hibari e suo padre. In altre parole, non credo volesse essere tanto una propaganda a favore della comunità LGBT in sè ma una rappresentazione sociale più ampia, alterando il concetto di "normalità".
Nel complesso è un'opera che ho amato e mi ha divertito davvero molto, come pochissime altre storie hanno fatto. Anche nei momenti più "drammatici" è quasi sempre il personaggio di Hibari a risplendere e risolvere la situazione strappando un sorriso. Finita la serie, è probabilmente normale sentire la mancanza di tutti quei personaggi che riempiono questa storia dandole colore e non facendo mai perdere la voglia di andare avanti con la lettura. In realtà l'opera non presenta un vero finale o meglio, il finale sta in una dichiarazione fatta da un personaggio che compare proprio nell'ultimo capitolo. Questa dichiarazione, che non reputo in alcun modo spoiler, è "Lo shounen manga è morto". Ora, nella post-fazione l'autore stesso ci dice che ad essere morto non era tanto lo shounen manga ma lui stesso come autore (e effettivamente dopo Hibari-kun non ha prodotto molto. Mi piace però pensare che fosse anche un modo per dire che lo shounen manga inteso come target prettamente di ragazzini maschi non esistesse più andando ad ampliare, se non quasi eliminare, il concetto di target portando a una maggior apertura. Ma questa è solo una mia interpretazione, un collegamento forse forzato che però mi è piaciuto fare. Per concludere, consiglio questo manga a chiunque: è una lettura davvero meritevole che permette, in modo leggero, di godere di qualcosa di maturo e ben strutturato.

Fagin l'ebreo - Will Eisner

Se mi viene chiesto di scegliere un autore preferito, per quanto sia impossibile, quello di Will Eisner è sempre tra i primi nomi che mi vengono in mente. Stiamo parlando di un uomo che a 61 anni, dopo una carriera comunque di tutto rispetto, ha rivoluzionato la sua arte e creato opere che ancora oggi hanno una potenza e freschezza incredibile e hanno influenzato, e influenzano, il fumetto occidentale. Tra tutte le sue opere che ho letto finora "La forza della vita" è tra le mie preferite insieme proprio a "Fagin l'ebreo". In quest'opera Eisner fa una sorta di adattamento de "Le avventure di Oliver Twist" di Charles Dickens incentrando la storia proprio sul personaggio di Fagin, il malvagio ebreo della storia. In questa nuova versione Fagin ci viene mostrato in una luce decisamente più umana di quella del romanzo. Questo non vuol dire che non sia un ladro, il suo ruolo è lo stesso, gestisce una banda di ragazzini che fanno piccoli furti e lui fa da ricettatore. Eisner parte mostrandoci la vita di un giovane Fagin e come questa vada in rovina portandolo al personaggio che è. L'obiettivo non è giustificare le azioni di Fagin ma mostrarlo appunto come uomo, un uomo che sbaglia e commette crimini in quanto uomo, non in quanto Ebreo. Il destino del Fagin di Eisner coincide con quello di Dickens, la storia è la stessa cambia solo il punto di vista, ci viene fornito una sorta di dietro le quinte... o meglio, un filtro per vedere oltre la rappresentazione stereotipata proposta da Dickens. L'aggiunta di Eisner è un dialogo diretto tra Fagin e Dickens con una accusa diretta verso quest'ultimo. L'idea generale dell'opera è semplicemente geniale: è andato a trattare il razzismo USANDO un pilastro della letteratura che presentava netti elementi di questo tipo, dettati sicuramente in buona parte dal tempo in cui è stato scritto. Eisner ci dimostra quanto l'arte e il sociale siano strettamente correlati e come possano influenzarsi vicendevolmente. Il finale di Eisner rappresenta l'urlo straziante di un uomo a un passo dalla morte che pretende solo giustizia perchè, sfondando la quarta parete, è conscio che la sua identità passerà alla storia come quella di un mostro.

Tex. Sfida alla vecchia missione - testi di Pasquale Ruju

Tex è un fumetto di cui ho letto molto, mio padre possiede l'intera "collezione storica a colori" e ho quindi avuto modo di leggerli (non tutti, meno della metà). Lo reputo un fumetto spesso godibile ma non mi ha quasi mai colpito in modo particolare; nonostante ciò ci sono 2 storie che apprezzo particolarmente: il Tex di Guido Buzzelli e quello di Magnus. Arriviamo a questo volume edito da Edizioni NPE che raccoglie una storia di Tex disegnata da Sergio Tisselli. Avevo già avuto modo di conoscere questo autore, sempre grazie a Edizioni NPE, ed ero rimasto assai sorpreso dalla sua bravura nel disegno e ancora di più negli acquerelli. Ho quindi deciso di recuperare quest'opera.
La storia presa a sè non è un granchè. Bisogna anche dire che in 32 pagine di fumetto, mantenendo la "classica" struttura di Tex, non è facile fare qualcosa di più costruito. Ci sono differenze interessanti rispetto ad altre storie di Tex, tra tutte direi che ha meno dialoghi, si dà molto più peso a quella che è la componente grafica (che è infatti stupenda). Nella storia ha un ruolo centrale la figura della donna, caratterizzata in modo molto interessante (principalmente con la componente grafica, come componente "storica" non c'era fisicamente spazio per fare qualcosa di troppo articolato). A tratti mi ha ricordato lo stile di Milo Manara. La storia per quanto banale fila liscia, tranne una scelta nel "pre" finale che non mi è particolarmente piaciuta, ne capisco il senso ma credo potesse trovare un modo più intelligente per uscirne. Come composizione delle tavole ci sono aspetti interessanti soprattutto nella scelta della gestione di primi e secondi piani, che permettono di fare una sorta di "comunicazione non verbale" utile a "caratterizzare". Nel complesso è molto piacevole, non è certo la miglior storia di Tex che abbia letto ma credo sia un valido esempio.

Unflattening - Nick Sousanis

Si tratta di una tesi di dottorato, fatta a fumetto. L'autore fa una riflessione che va a toccare diversi temi. Di base è un'analisi sui linguaggi e sul modo in cui l'uomo può percepire la realtà. L'autore ci fa notare che è molto più probabile che i limiti siano nostri, del nostro linguaggio, piuttosto che della realtà. In altre parole, ci sono aspetti che non potremo mai cogliere senza andare a stravolgere il nostro punto di vista. Vengono fatti numerosi esempi in particolare citando un romanzo di fine 1800, "Flatlandia" di Edwin Abbott. In questa storia viene presentato l'incontro tra un abitante di un mondo bidimensionale e uno di un mondo tridimensionale. Sousanis parte da questa situazione per poi andare oltre, arrivando anche alla quarta dimensione. Come è facile immaginare, in questo discorso entrano in gioco diversi aspetti filosofici. In particolare viene citato Cartesio che con il suo scetticismo arrivò a negare la validità dei sensi, accusando un "genio maligno" di alterare la percezione dell'uomo, il quale può quindi affidarsi solo al suo pensiero (da qui il famoso "cogito ergo sum"). L'autore ci invita ad unire più punti di vista per poter ottenere più informazioni su uno stesso fenomeno, andando quindi a comprenderlo più a fondo.

Ma tutto questo cosa c'entra con il fumetto? Sousanis ritrova nel medium del fumetto un grande valore dovuto proprio alla presenza delle immagini; l'autore "condanna" il linguaggio comune troppo fissato sulle sole parole, andando invece a riconoscere un grande valore alle immagini. È vero che un'immagine vale più di mille parole?
In questo commento non voglio entrare troppo nei dettagli dato che il mio obiettivo è invogliare alla lettura; non avrebbe senso anticipare tutto il discorso (che tra l'altro richiederebbe anche molto più spazio). Sousanis, con questo saggio, raccoglie il lavoro di Scott McCloud (prima di lui autore di un saggio a fumetti sul fumetto; edito in Italia da Bao Publishing con il titolo "Capire, fare e reinventare il fumetto") e analizza il medium in un'ottica meno pratica ma più filosofica. Il messaggio di Sousanis lo possiamo applicare sì al fumetto, ma non solo. Aprire la propria mente, i propri orizzonti, è una cosa che tutti dovremmo fare, in qualsiasi ambito. Non dobbiamo fossilizarci solo su un aspetto, bisogna provare, variare... bisogna interrogarsi su ciò che leggiamo o vediamo, non dobbiamo subire passivamente. Inoltre è fondamentale essere in grado di cambiare totalmente posizione, ciò che ci sembra impossibile (o insensato) può non esserlo ponendoci in un'altra ottica. Facendo un esempio "pratico", questo discorso può essere fondamentale per iniziare a comprendere opere diverse da quelle solite che siamo abituati a leggere/vedere... anche solo l'arte astratta è un valido esempio. Un buon metodo è provarsi a chiedere il perché l'artista abbia effettuato una specifica scelta. Sottolineo che tutto questo è solo una parte di questa tesi, vengono affrontate molte altre tematiche anche esistenziali e sociali ma per trattarle tutte dovrei fare un'analisi intera (e fate prima a leggervi sto saggio).

Concludendo, il volume è consigliato a chiunque. Non nego che la lettura sia difficile, essendo una tesi il linguaggio è ovviamente ricercato ed è ricca di citazioni poco note. Non nascondo che io, come credo buona parte delle persone, non sia in grado di coglierne la maggioranza. È impensabile leggere una volta questo saggio e pensare di comprenderlo a pieno, bisogna anche andare a documentarsi. Non aspettatevi una lettura che scorre leggera, richiede concentrazione. La cosa che però sarà chiara a tutti è il messaggio principale dell'opera e, con buona probabilità, cambierà il vostro modo di pensare se non avevate mai ragionato su questi temi. Per chi non se la sentisse di affrontare la lettura, consiglio di partire leggendo il saggio di McCloud che, pur avendo il quadruplo delle pagine, è sicuramente molto più semplice (anche perché si concentra su aspetti più pratici).

Persepolis - Marjane Satrapi

Persepolis è un fumetto autobiografico che ci racconta la vita dell'autrice dall'infanzia fino ai 22/23 anni circa. Marjane Satrapi è una donna Iraniana e ci mostra prima tutto il periodo della rivoluzione iraniana (anni '78-'79) e poi la guerra tra Iran e Iraq (anni '80-'88). Assistiamo poi al traferimento dell'autrice in Austria e quindi, tramite i suoi occhi, possiamo vedere le differenze tra oriente e occidente. L'opera ha un tratto molto grezzo che, soprattutto per la prima parte, è particolarmente adatto (si sposa bene con il fatto che vediamo la prospettiva di una bambina). Ricordando che il fumetto è sintesi, con un tratto del genere non ci sono informazioni superflue e al contempo tutto quello che serve è chiaramente presente. L'autrice non è una fumettista di professione ma un'illustratrice di albi per bambini. Nonostante ciò si possono vedere alcune "tecniche" del linguaggio del fumetto soprattutto per quanto riguarda la posizione dei personaggi nelle tavole e la direzione dei loro volti. Quello che più manca, secondo me, è la gestione delle dimensioni delle vignette, quasi sempre uguali e raramente più grandi per sottolineare momenti narrativamente importanti. La cosa che ho però apprezzato è che molto spesso le pagine terminano con una scena forte, senza che sia per forza la fine di un capitolo (come una sorta di cliffhanger che invoglia a girare pagina) e questo, secondo me, serve anche a "spezzare" la narrazione dando più peso ad alcuni momenti (d'altronde la storia si basa su dei ricordi, che per forza di cose sono frammentari). Altro aspetto da segnalare è sicuramente l'uso del nero che sottolinea tutti gli aspetti più negativi a partire, ovviamente, dal velo... c'è da dire che forse in alcune scene sarebbe stato meglio usare uno sfondo bianco per fare da contrasto proprio con questi eventi.

Narrativamente trovo l'opera molto scorrevole, è evidente che ci sia una parte dell'autrice in questa storia. Possiamo chiaramente leggere e capire quello che pensava e provava nelle diverse situazioni che affronta e, ovviamente, risulta molto più umano di un qualunque personaggio inventato. Strutturalmente il fumetto è simile a Maus, di Art Spiegelman. La grossa differenza, per me, sta nella padronanza del medium e nella geniale metafora usata da Spiegelman nella rappresentazione di ebrei e nazisti.

Ho letto diverse recensioni in cui viene definito come un fumetto di protesta contro il velo... sinceramente mi pare molto riduttivo. L'autrice va ben oltre, critica l'intera società (orientale ma anche occidentale) e più in generale chiunque non lotti per la libertà. Per quanto riguarda i suoi ideali e le sue azioni non sta certo a me stabilire se siano giusti o sbagliati, apprezzo però il fatto che si ponga lei stessa dei dubbi su ciò che fa. Sinceramente consiglio questo fumetto un po' a tutti, è interessante anche solo a livello storico e sociale per approfondire quello che molti di noi (io incluso) conosciamo quasi solo sulla base di stereotipi.

Codex Seraphinianus - Luigi Serafini

Il codex è un'opera di fantasia estrema in lingua asemica che riesce a farti tornare indietro nel tempo. Torni a quando non sapevi leggere e potevi solo basarti sulle immagini, è più un concetto "filosofico" che artistico. Oltre a questo, a mio modo di vedere, è una decostruzione totale del concetto di libro. Sei davanti a un libro che effettivamente non puoi leggere...è ancora un libro? In sintesi è più un oggetto d'arte che un libro per come viene inteso comunente.

Frank - Jim Woodring

Volume molto interessante che raccoglie tutte le avventure di Frank, il personaggio antropomorfo nato dalla follia di Jim Woodring. Il volume si compone di una serie di storie brevi per certi versi legate tra loro, l'ambientazione onirica e la totale assenza di dialoghi rende però difficile la comprensione di ciò che accade. Frank fa parte di quella tipologia di fumetti, tipicamente underground, che richiedono per forza di cose una lettura attiva da parte del lettore (cosa che dovrebbe comunque esserci sempre). Non puoi aspettarti di leggerlo e capire subito ciò che hai letto, non vieni imboccato dall'autore. Non sono fumetti adatti a tutti ed è facile stancarsi perchè non si è in grado di capire. Non esiste per forza di cose una interpretazione corretta, diventa importante anche solo quello che l'opera stimola nel lettore che è quindi obbligato a ragionare su ciò che sta leggendo. Personalmente consiglio a chiunque di provare almeno una volta un fumetto di questo tipo (altri esempi sono le opere di Daisuke Ichiba o Tetsunori Tawaraya).

Bone - di Jeff Smith

Bone è un'avventura. Un'avventura lunga 1300 pagine, iniziata nel 1991 e terminata nel 2004. I protagonisti sono 3 cugini bone, degli omuncoli rappresentati in pieno stile cartoon. Ci sono richiami grafici alla Disney e ai cartoni animati americani, notiamo somiglianze con Topolino ma anche con i paperi di Carl Barks. Altro autore che è sicuramente stato di ispirazione è Walt Kelly con il suo "Pogo". Oltre a tutti questi personalmente vedo anche somiglianze con lo stile di Jacovitti, in particolare per quanto riguarda Smiley Bone, ma in questo caso dubito possa esserci stata ispirazione.

Per quanto riguarda la narrazione abbiamo un fantasy che strizza l'occhio al magnifico lavoro di Tolkien in un'ottica però, per l'appunto, più cartoon. La prima metà circa dell'opera è davvero molto divertente e leggera, e PER ME è la parte migliore. Ricca di umorismo e azione, scorre velocemente senza annoiare. Gia dopò il primo terzo però è evidente che la situazione inizi a cambiare. L'opera diventa sempre più seria, diminuiscono i momenti comici e la narrazione si fa più frenetica. A fine volume è presente un intervento di Neil Gaiman in cui sostiene anche lui che alla prima lettura ha percepito una sorta di calo nella seconda parte, ma rileggendolo anni dopo ha rivalutato l'opera nella sua interezza. Quindi su questo aspetto nutro grande fiducia.

Bellissimo anche il contrasto grafico dei bone che risultano essere come catapultati in un universo che non è il loro. Grazie però alle ombre e qualche piccola accortezza l'autore riesce comunque a renderceli "realistici" come gli altri personaggi, integrandoli nell'ambiente. I bone sono comunque esseri estranei in questa storia e, viste le loro dimensioni, sembrerebbero anche essere ininfluenti ma nonostante questo risultano portatori di grandi cambiamenti (in modo analogo agli hobbit di Tolkien).
Uno degli aspetti che più ho apprezzato è la gestione della tavola da parte di Smith. Le vignette sono ridotte all'osso, la sintesi è molto efficace e le scene di azione (ma non solo) sono spesso suddivise come in piccoli frame, esattamente come per l'animazione. Ricordiamoci infatti che il fumetto è arte sequenziale e questa è una delle sue migliori rese. Ultimo aspetto degno di nota è la caratterizzazione. I personaggi sono praticamente tutti molto semplici, spesso incentrati su una sola caratteristica. Eppure funziona bene, ogni personaggio ha il suo ruolo e rimane coerente con sè stesso.

Concludendo, Bone è una gran bell'avventura e i premi vinti (10 Eisner e 11 Harvey) sono decisamente meritati. A mio modo di vedere la storia è solo una parte di quello che è Bone; personalmente ho apprezzato molto anche il grande lavoro grafico svolto ma ancora di più la naturalezza di questo tipo di narrazione. Bone è come una bellissima fiaba, che sa essere divertente e triste, inquietante ma anche gioiosa. La storia in sè, soprattutto verso la fine, va un po' a perdersi accelerando molti aspetti di trama che evidentemente non sono stati ritenuti il fulcro dell'opera. Personalmente lo ritengo comunque un difetto ma non così grave come gli viene imputato a volte. Bone per me è un'ottima storia fantasy in stile cartoon, non va preso aspettandosi di leggere una storia profonda e adulta, cosa che non vuole essere. Bone è perfetto per tornare bambini, magari per rivivere storie del passato (diverse per ognuno di noi).

Demon - Jason Shiga

Opera geniale vincitrice del Gran Guinigi 2019 come miglior serie. Jimmy, il protagonista, tenta il suicidio in più modi (impiccagione, taglio delle vene, colpo di pistola in testa ecc) ma ogni volta si risveglia. Per lui è impossibile morire e non capisce neanche il perchè. Divertente, pazzo, geniale, ironico...un fumetto incredibile. È probabilmente il fumetto, incentrato sull'esistenzialismo, più divertente che io abbia mai letto. Nel corso dei 4 numeri più volte l'autore se ne esce con trovate inaspettate ma sempre pienamente logiche. Altro aspetto degno di nota è la composizione delle tavole, totalmente anomala rispetto agli standard. Troviamo vignette "fluttuanti" con numerosi spazi bianchi lasciati; le tavole (esattamente come la narrazione) rompono la normalità e la struttura caotica sottolinea ancora di più la follia, ma anche la dinamicità, degli avvenimenti. I disegni e i colori sono piatti, quasi abbozzati; presi a sè trasmettono (almeno a me) un senso di semplicità andando a creare un contrasto con la follia dell'opera...esaltandola.

Consigliato a chiunque (ci sono scene abbastanza violente ma credo sia alla portata di tutti) esclusi ovviamente i bambini, come riportato anche dall'autore. Credo che sia una lettura affascinante sotto molti punti di vista e su cui riflettere, al contempo può scorrere anche molto leggera.

Shakespeariana - di Gianni De Luca

Il volume riprende, come intuibile dal titolo, tre opere di Shakespeare (La tempesta, Amleto e Romeo e Giulietta) e le trasporta a fumetto. La cosa interessante è il come questo avviene, più che una trasposizione di un'opera teatrale al fumetto, abbiamo un adattamento del fumetto (inteso come medium) alle caratteristiche del teatro. De Luca imposta le tavole esattamente come se fosse una scena teatrale e i personaggi si muovono su questo "palco di carta" esattamente come farebbero nella realtà. De Luca ha quindi ideato quella che viene definita "raffigurazione stroboscopica", ovvero la presenza multipla dello stesso personaggio in una tavola per sottolinearne il movimento. Non ha quindi senso focalizzarsi sulla parte puramente narrativa in quest'opera, il fulcro è ben altro... d'altronde de Luca era fortemente a favore dell'evoluzione dell'espressione artistica e amava sperimentare.
Consiglio anche altre opere dell'autore come ad esempio Paulus.

Il mar delle blatte - [da un racconto di] Tommaso Landolfi

Scòzzari è un autore che avevo puntato da tempo, mi affascinava il suo tratto e le voci che giravano inerenti le sue storie. In questo caso però non si tratta di una storia di Scòzzari ma di un adattamento di una storia breve di Tommaso Landolfi, uno scrittore della prima metà del Novecento. Informandomi sull’autore ho scoperto essere noto per il suo sperimentalismo e, per la tipologia di opere create, viene associato al Surrealismo. Leggendo l’adattamento posso solo che confermare queste affermazioni. Inoltre, approfondendo la lettura della critica su Landolfi, ho trovato una spiegazione interessante inerente la semeiotica. Essenzialmente bisogna dividere tra significante e significato: il primo è la parola in sé, scritta o pronunciata, ciò che possiamo percepire con i nostri sensi; il secondo invece è il concetto, il senso… ciò che visualizziamo nella mente. Ovviamente questo tipo di discorso possiamo traslarlo alle immagini e all’intera struttura di una storia. Quando il significato viene a mancare allora ci si concentra sul significante. È evidente che sia una cosa ben diversa da quella cui siamo abituati normalmente, ma può risultare molto affascinante. Questa storia nello specifico, per mio gusto, è un pelo troppo surrealista (anche se potrei benissimo non averlo colto io diversi aspetti); alla fine è una questione di equilibrio tra la libertà dell’autore che si affida alla sua pura espressività e il riuscire a trasmettere qualcosa al lettore, fornendogli un qualche spunto di riflessione, di qualunque genere. È una lettura assai particolare che consiglio solo a chi già naviga in fumetti, o altre forme d’arte, non convenzionali. Per quanto riguarda il lavoro di Scozzari sono rimasto piacevolmente sorpreso dallo stile grafico e ancor più dalla colorazione, entrambi gli elementi ben adeguati al tipo di storia.

Poema a fumetti - Dino Buzzati

Opera molto difficile da valutare, è un fumetto (anche se ci sarebbe da valutare quanto sia adeguata questa definizione) di Dino Buzzati, pubblicato nel 1969. Il volume rielabora il noto mito di Orfeo e Euridice in un modo tutto nuovo: la base resta la stessa ma le riflessioni di Buzzati diventano estremamente personali. Il tema centrale è indubbiamente la morte, o meglio, il valore della morte. Questo aspetto credo che sia poco sensato approfondirlo in questo breve commento perché porterebbe solo ad anticipare l’opera. Da notare che per una buona parte del volume, secondo me, non c’è una grande coesione tra testo e immagini, lo definirei più un romanzo illustrato... la parte testuale tende a prevalere a volte “oscurando” il disegno (d’altronde Buzzati è prima di tutto uno scrittore). La cosa che reputo più interessante è l’approfondimento a fine volume che spiega alcuni retroscena dell’opera, quanto Buzzati ci tenesse e quanto abbia faticato per vederla finalmente in stampa. Oltre a tutto questo l’opera viene, in parte, analizzata mostrando come per la realizzazione di questo volume l’autore abbia usato decine e decine di diversi riferimenti andando a citare artisti come Dalì, autori di un atlante di medicina, una regina dello strip-tease parigino ma anche sé stesso e decine di altri autori… probabilmente non sono ancora state trovate tutte quante le citazioni. Quest’opera oltre a rappresentare un estremo tentativo di sperimentazione, probabilmente fin troppo moderno per i tempi infatti ricevette non poche critiche, è secondo me un’opera in cui l’autore mette tutto sè stesso. Le citazione inserite non sono casuali ma si rifanno a cose che lo stesso Buzzati amava, l’idea stessa di fare un fumetto è dovuta a una sua passione per questo media. Non ho per ora, ma rimedierò credo, una conoscenza dell’autore che mi permetta di valutare quest’opera con il resto della sua carriera… ma mi sembra evidente come Buzzatti abbia creato questo volume con estrema passione, ignorando qualsiasi schema o preconcetto, per arrivare a un qualcosa in cui credeva fermamente. Non vado oltre perché qualunque cosa io possa scrivere non renderebbe quanto l’approfondimento a fine volume. In conclusione, è un’opera che consiglio nonostante ritengo possa risultare a tratti di difficile comprensione; personalmente ho sentito il bisogno di una rilettura che ha reso molti aspetti più chiari.

Batman. Arkham Asylum - Grant Morrison, [illustrazioni di] Dave McKean

Dopo aver letto questo volume mi sono quasi vergognato di tutte le volte che ho definito onirico un fumetto... non c'è paragone con il lavoro svolto in questo caso. Disegni, narrazione e struttura delle tavole contribuiscono tutti insieme a delineare questo ambiente onirico, un sogno cupo, inquietante. La storia si articola in due trame distinte che sono però strettamente legate tra loro e procedono in parallelo (seppure una sia avvenuta molto prima dell'altra). Per questa storia consiglio il recupero della Absolute edition... sia per poter godere delle tavole in grandi dimensioni, sia per poter aver sotto mano la sceneggiatura. É possibile notare non poche differenze tra la sceneggiatura "originale" e quello che poi è stato effettivamente fatto. Attualmente (ma ho in programma di rileggerlo prima o poi) ritengo che forse si sia esagerato un po' troppo con i simbolismi. Da amante del fumetto underground ho sempre apprezzato storie anche incomprensibili, con intere tavole enigmatiche. Il problema, almeno secondo me, è che leggendo la sceneggiatura l'idea di Morrison iniziale risultava molto più lineare... probabilmente si è poi deciso di accentuare maggiormente il lato più psicologico/introspettivo del sogno, in particolare basandosi sulle teorie di Jung sull'inconscio. L'opera rimane molto consigliata, ma ritengo fondamentale prendere la versione con sceneggiatura inclusa. Non posso non spendere qualche parola per la parte grafica che a mio modo di vedere è spettacolare, in particolare il Joker e le sue espressioni. La cosa meglio riuscita è sicuramente la colorazione che trovo semplicemente perfetta per andare a “caratterizzare” questo angosciante viaggio nella mente di Batman. Ripeto, questo fumetto è quanto di più onirico io abbia letto finora... un magnifico incubo che nella sua interezza rimane comunque chiaro, è evidente cosa stia succedendo, ma FORSE qualche elemento è fin troppo misterioso e credo che senza l'aiuto della sceneggiatura tale rimarrebbe.

Titanic - Attilio Micheluzzi

Di Attilio Micheluzzi non avevo ancora letto nulla, tranne Roy-Mann realizzato a quattro mani insieme a Tiziano Sclavi. Roy-Mann è un volume che mi è piaciuto ma che sono anche certo di non averlo colto nella sua interezza (anzi) perché mi mancano molti degli elementi culturali cui fa, più o meno esplicitamente, riferimento (film, fumetti e romanzi degli anni 30/40… Via col Vento, Flash Gordon, Assurdo universo di Fredric Brown ecc). Lo consiglio quindi solo a chi ha un discreto bagaglio culturale altrimenti temo che molti elementi vengano persi.
Passando a Titanic invece sono rimasto piacevolmente sorpreso. Come si può intuire narra proprio della tragedia avvenuta il 14 aprile del 1912. Nel volume sono contenute due versioni di questa storia: una di sole 9 pagine che si limita a “ricreare” la vicenda (l’ho trovata abbastanza deludente e inutile sinceramente, strettamente storica) e una invece di ben maggior interesse che si articola su una settantina di pagine. In questa versione più lunga l’autore ha lo spazio per presentarci diversi personaggi, di fantasia, dei più disparati ceti sociali, ognuno con idee e interessi differenti. Ecco che la vicenda del Titanic diventa quasi un mezzo per raccontare altro, il fulcro diventa il decadimento sociale: ricchi nobili che litigano per insulse gare di automobili, povera gente sfruttata che muore di fame, arrampicatori sociali disposti a tutto per soldi e potere, vizi, gelosie, omicidi, attentati … la tragedia ci viene mostrata già prima che la nave affondi. Micheluzzi ci parla molto schiettamente di abusi, di pedofilia e altre perversioni per dipingere un quadro sociale decadente. Mi è particolarmente piaciuta l’idea di un’estremista che decide di piazzare una bomba sul Titanic che, come ben sappiamo, affonderà senza nessuna bomba. Personalmente ci ho visto appunto questo concetto di decadentismo, un messaggio abbastanza tragico: "è troppo tardi anche per una rivoluzione, la nave affonderà".

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