Il metodo del becchino
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Materiale linguistico moderno

Pötzsch, Oliver

Il metodo del becchino

Abstract: Vienna, 1893. Augustin Rothmayer è un becchino nel famoso cimitero centrale di Vienna. È un uomo istruito, impegnato a scrivere un libro su tutte le sfaccettature del suo mestiere. Ma la sua tranquillità viene turbata quando nella sua vita entra Leopord von Herzfeldt. Herzfeldt ha bisogno della collaborazione di un esperto nella preparazione dei cadaveri: diverse cameriere sono state uccise per essere poi brutalmente impalate. Il becchino ha visto un’infinità di cadaveri, conosce tutte le possibili cause di morte e le fasi della decomposizione. C’è qualcosa di antico nel metodo con cui sono state impalate le vittime, qualcosa di molto vicino alla magia. Possibile che ci sia un serial killer superstizioso in giro per Vienna? L’ispettore e il becchino iniziano a indagare insieme e finiscono per rendersi conto che dietro le mura di questa affascinante città cosmopolita si aprono profonde voragini...


Titolo e contributi: Il metodo del becchino : un caso per Leopold von Herzfeld / Oliver Pötzsch ; traduzione di Anna Carbone

Pubblicazione: [S.l.] : EM, 2023

Descrizione fisica: 397 p. ; 22 cm

EAN: 9788893905237

Data:2023

Lingua: Italiano (lingua del testo, colonna sonora, ecc.)

Paese: Italia

Nomi: (Traduttore) (Autore)

Soggetti:

Classi: Thriller <genere fiction> (0) Racconti seriali e saghe <genere fiction> (0) Storico <genere fiction> (0) 833.92 NARRATIVA TEDESCA, 1990- (14)

Dati generali (100)
  • Tipo di data: monografia edita in un solo anno
  • Data di pubblicazione: 2023
  • Target: adulti, generale
Testi (105)
  • Genere: fiction

Sono presenti 7 copie, di cui 4 in prestito.

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È un thriller ambientato alla fine dell'Ottocento che risulta fin da subito intrigante e molto scorrevole. Oltre all'opera di finzione vi si ritrovano anche degli elementi reali, come ad esempio le informazioni riportate nell'almanacco del becchino sui fattori che influiscono sul processo di decomposizione dei corpi senza vita, le varie fasi, le curiosità, per cui l'autore Oliver Pötzsch si è servito di un manuale di medicina criminale. Nell'almanacco si ritrovano anche credenze popolari legate ai redivivi e alle morti apparenti, per cui l'autore si è servito di un'altra opera esistente: il De masticatione mortuorum intumulis, un trattato del XVIII secolo in latino a tema vampiri. Io sono rimasta particolarmente colpita dall'automummificazione dei monaci buddisti giapponesi, una pratica che definirei disumana. L'almanacco apre alcuni capitoli per poi lasciare spazio alla narrazione degli eventi che si diramano in due direzioni prendendo corpo con i due casi da risolvere che, fino alla fine, alimenteranno il dubbio nel lettore sul fatto che siano correlati o meno. La trama si articola attraverso diversi punti di vista, i cui principali riconducono alle due figure di maggiore rilievo nel libro: l'ispettore Leo ed il becchino Augustin. Quest'ultimo è un personaggio alquanto singolare e l'autore dichiara di essersi ispirato a due individui: uno reale, Joseph Rothmayer, necroforo della tomba di Mozart, ed uno legato alla tradizione popolare viennese, Marx Augustin, un menestrello che, durante la peste, la leggenda dice fu trovato ubriaco e gettato dai monatti in una fossa di appestati, perché creduto morto e che il giorno dopo si svegliò schiamazzando tra i morti. A lui viene attribuita la canzone O du Lieber Augustin, molto popolare a Vienna. L'ambientazione del romanzo è sempre molto cupa, non solo per la location del cimitero, ma anche per le atmosfere buie, notturne, piovose, tipicamente gotiche. Il libro si ammanta della giusta dose di mistero e l'assassino non l'ho trovato così prevedibile e scontato. Interessante anche l'aggancio con l'avvento dei nuovi metodi investigativi, per cui Hans Gross, che nel libro è il mentore di Leo, è stato un reale procuratore distrettuale nonché padre della criminologia. Non manca anche una nota più sentimentale, che ho gradito. Se devo fare una critica a Pötzsch è quella di avere osato un po' troppo in merito alle licenze che ruotano intorno alla famiglia Strauss e anche al personaggio di Stehling che, insieme al collega Stukart, ha davvero operato all'interno della polizia criminale di Vienna. Molto interessante la postfazione del libro in cui l'autore rivela di essere stato affascinato dai cimiteri fin da bambino, perché il cimitero lo avvicina alla morte, contrariamente alla tendenza che c'è sempre stata di allontanarla il più possibile per evitare di pensare al fatto di non essere immortali. Non per nulla i cimiteri, come quello di Vienna, sono stati allontanati sempre più dalle città. Una lettura che ho trovato davvero piacevole, nonostante l'argomento un po' macabro.

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