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Trovati 43 documenti.
Risultati da altre ricerche:
Bergamo : Corponove, 2016
Abstract: La storia parla di una famiglia che dovrà affrontare un dramma.Uno scrittore romano, non riuscendo a terminare il suo libro, decide di portare la sua famiglia in vacanza, ma gli saranno rapiti i figlioletti. Il riscatto richiesto dai rapitori, sarà il libro D'oro, situato nelle grotte di Postumia in Slovenia. Un libro che vi lascerà con il fiato sospeso sino all'ultima pagina. Amicizie e tradimenti, peripezie e rischi all'ordine del giorno.
Pensieri e ricordi / Don Barnaba Lazzaroni
Bergamo : Corponove, 2018
E' un bel da ridere / disegni di Claudio Catullo, umorista malinconico
Bergamo : Corponove, 2017
Bergamo : Corponove, 2018
Il Don Palla : 1981-2018 / Michele Iagulli, Cesare Rota Nodari
Bergamo : Corponove, 2018
Nicolò Rezzara : Rerum novarum e arte nuova / Silvana Milesi
Bergamo : Corponove, 2016
Abstract: Storia e Arte di un periodo fervidissimo di cambiamenti, con il crescere dell’industria e delle città. Fu un crogiolo di Rerum Novarum e di Arte Nuova, affascinantissima. In quegli anni dopo l’Unità d’Italia, il vicentino Nicolò Rezzara, precursore dell’Enciclica Rerum Novarum, fu uno dei massimi esponenti del movimento sociale cattolico in Italia. Per trent’anni fu a Bergamo «apostolo infaticabile e incomparabile», fu il buon samaritano che «non passò oltre» davanti alle misere condizioni di contadini e operai, e se ne prese cura. Ebbe stima e collaborazione dai vescovi Guindani e Radini Tedeschi, da don Angelo Roncalli, futuro Papa Giovanni, da Leone XIII e Pio X. Fondò L’Eco di Bergamo e il Piccolo Credito Bergamasco, realizzò la grandiosa Casa del Popolo, oggi sede de L’Eco di Bergamo, in viale Papa Giovanni, tutto al servizio delle sue Opere a favore di operai e contadini (scuole, cooperative, mutualità, sindacalismo, prestito d’onore, case modello).
Ho visto e non posso tacere / Giuseppe Locati
Bergamo : Corponove, 2018
Abstract: Padre Giuseppe (Pino) Locati, missionario, racconta i 1337 giorni vissuti con 170000 sfollati nell'Est Congo (13 ott. 2012-13 mag. 2016), sconvolto da una lunga guerra sotterranea a causa dei "minerali di sangue", dell'avidità dei regimi congolesi (da Mobuto a Kabila), della cupidigia dei governi africani frontalieri, della brama dell'U.E., degli USA e delle società multinazionali. Non ha confine politico, né limite geografico lo sfruttamento dei preziosi "minerali di sangue". Sette milioni i morti dovuti a questa guerra. Un'immane tragedia, un olocausto, un femminicidio silenzioso (due milioni di donne violentate), il peggior disastro umanitario dopo la seconda guerra mondiale. Il Mupadiri ha vissuto le situazioni disperate degli sfollati congolesi accampati intorno a Goma incontrando, anziani e bambini disabili, donne violentate e ragazze madri, malati di Aids, scolari senza scuola, uomini senza lavoro, descrivendo amaramente la loro "morte annunciata". Lo Stato assente, la Chiesa locale in difficoltà e talvolta trincerata dietro le sue sicurezze. Quattro anni di lotta per gli ultimi, servo dell'umanità perdente, diventando egli stesso perdente, ma forse vincitore davanti a Dio.
Celio la formica / Stefano Zanchi
Bergamo : Corponove, 2019
Abstract: Al suo ottavo libro, l'autore continua ad ascoltare l'incessante richiamo della montagna. La dedica è per Giancarlo Muttoni, «uomo dei monti, sentinella dell'alpe, scrutatore di silenzi, albe e tramonti». Celio la formica, protagonista del racconto, è silenzioso ed efficiente come le comunità di formicai, alle quali Etain Addey dedica un capitolo del libro "La vita della giumenta bianca", a cui attinge lo Zanchi citando anche il filosofo latino Celso, quando sostiene che l'umana previdenza non regge il confronto con quella delle formiche. In Celio la formica, ognuno può trovare personaggi conosciuti tra le pieghe dei racconti quotidiani delle montagne, nostro formicaio, posto antico che odora sempre di nuovo facendo riaffiorare cose dimenticate, come sorgente che scaturisce dalle falde nascoste della terra. Una storia inventata in cui alita il soffio del grande pensatore Raimon Panikkar. Rappresenta la storia di un paese, Bracca, e dei suoi abitanti nel corso del secolo breve. Un testo in cui fantasia e fedeltà storica s'incontrano, s'incrociano, si scontrano per divenire dialogo che fa emergere vissuti e valori, custoditi e sopiti nella memoria collettiva. Raccontano anche le fotografie. Sono più di cento.
Bergamo : Corponove, 2023
Bergamo : Corponove, 2023
Bergamo : Corponove, 2016
Bergamo : Corponove, 2016
Abstract: Racconta la figlia i 96 anni del pittore Felice Galizzi (San Giovanni Bianco, 1920). La scuola d’arte Andrea Fantoni a Bergamo, subito dopo le elementari. L’incontro con il concittadino pittore Giuseppe Milesi che lo incoraggia a frequentare la Scuola di Belle Arti dell’Accademia Carrara sotto la guida di Contardo Barbieri. La guerra che tutto interrompe. La prigionia in Germania e Polonia. I disegni a carboncino di quello che vede dalla finestra della sua baracca, dopo il lavoro nella miniera di sale. Il ritorno a casa nel luglio del 1945. L’adattarsi a far l’imbianchino, mentre restaura le chiese della Valle e dipinge, soprattutto paesaggi. Paesaggi di San Giovanni e vallari, più volte ripetuti per coglierne le diverse luci e ombre nella loro aderenza al vero, «ma – scrive Eliseo Locatelli – alla luce del suo sguardo appaiono filtrati da un senso di rispetto per la fatica delle generazioni che li hanno plasmati… Galizzi ne bilancia l’inquadratura per ancorarli ad una dimensione tra cielo e terra… Sembra che per naturale dissolvenza il verde dei boschi si rifletta nel flusso delle acque ed insieme impastino le terre che l’uomo modellerà per andare a viverci…» (dal sito dell'editore)
Bergamo : Corponove, 2021
Abstract: Cristian Bonaldi Che bella idea ebbero i primi abitanti di Oltre il Colle a scegliersi questo approdo montano fra cielo e roccia, trionfi di aurore, tramonti e la musica di notti stellate, fra le vette più alte delle Prealpi Lombarde, fra boschi di pini e di faggii, su distese di prati che, in alta quota, diventano un giardino botanico di fiori tra i più rari della flora alpina. La bellezza fu il motivo secondario per accettare di riprendere in mano il libro di Cristian, interrotto d'improvviso lasciando tutti costernati. Motivo primario fu il rapporto di collaborazione con i due precedenti libri di Cristian, "C'era una volta" 1 e 2, quasi premessa a questa bimillenaria storia di Oltre il Colle, che inizia da Plinio il Vecchio. Narra Plinio delle miniere di calamina nella terra di Bergamo, che si estraeva nel distretto minerario di Dossena-Oltre il Colle. Era già vasto lo sfruttamento delle miniere di Arera e Vaccareggio del popolo etrusco, dei Galli Cenomani, poi dei Romani, che deportarono i "damnati ad metalla" tramite i quali forse giunsero qui le prime radici cristiane. Ci stupisce apprendere che nel Medioevo, quando i vescovi sedevano in cattedre d'avorio col pastorale in pugno e la spada al fianco, il vescovo di Bergamo era feudatario dall'Arera, al Branchino, al Vedro, al monte Menna con diritto esclusivo di caccia dell'orso e del camoscio. Si dia uno sguardo al dettagliato indice per vedere l'intrecciarsi con la storia nazionale, sempre vista nella prospettiva locale, e ci si soffermi si commoventi volti dei giovani soldati che partirono con un sorriso buono. per non più tornare. Non meno commovente il ricordo dei minatori che persero la vita in miniera, in un partecipe delineare la loro identità umana. Se è vero che non si dà aristocrazia senza antichità, Oltre il Colle può vantare l'antichità della chiesa di Grimoldo costruita nel 1363, ampliando una cappella risalente al 1250. Un'aristocrazia anche d'animo e di umiltà nel carattere e nel lavoro di uomini e donne, nella fatica dei campi, dell'allevamento, delle miniere, che esigevano anche la fatica dei ragazzi a trasportare il materiale grezzo alla laveria, dove le taissine, con ogni intemperia, lo cernevano e lavavano in vasche d'acqua, oltre ad accudire i figli, rigovernare la casa e gli animali, lavorando "da stelle a stelle", da quelle del mattino a quelle della notte. Un'aristocrazia nell'aprirsi al turismo, allo sport, alla bellezza delle salite, alla passione per la musica e alla fede profonda nell'edificare chiese e cappelle, innalzando la Croce sulle vette più alte, salendovi forse come i biblici patriarchi per parlare con Dio. Oltre il Colle non è un luogo anonimo, è un luogo con un volto plasmato nei secoli dai suoi abitanti e nei millenni dalla meravigliosa natura. La poetessa Mary Oliver scrive: «Presta attenzione, sii attonito, raccontane». Così ha fatto Cristian: ha prestato attenzione, si è stupito, ha raccontato la bellezza e la storia di Oltre il Colle. Era poco più che un ragazzo Cristian, non aveva ancora 45 anni. Una domenica sera ha posato la penna e ha spento il computer. Il "suo" libro di Oltre il Colle poteva dirsi quasi finito, almeno nella sua prima stesura storica. Sua figlia Chiara lo avrebbe letto come prezioso bagaglio per varcare più sicura la soglia del futuro. Era la domenica 28 giugno dell'anno del Signore 2020. Andando a dormire a notte inoltrata, forse Cristian avrà pensato all'esigente Vangelo di quella domenica: «Chi ama padre o madre più di me, non è degno di me...Ma chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d'acqua fresca a uno di questi piccoli... non perderà la sua ricompensa». Quanti bicchieri d'acqua fresca aveva donato Cristian con i suoi libri! S'avviò verso il riposo della notte stellata, l'ultima sua notte terrena. Un incanto le foto di Marco e Gina con paesaggi più volte ritratti con lo stesso spirito con cui Monet dipinse le sue 38 cattedrali di Rouen.
Quaderni brembani : anno 2022 / [a cura del] Centro storico culturale Valle Brembana Felice Riceputi
Bergamo : Corponove, 2021
Solto Collina : Comune ; Bergamo : Corponove, 2021
Abstract: Passeggiando tra le pagine del libro, dedicato alla "piccola patria" Esmate, si resta immediatamente ammirati della sua antica e nuova bellezza che s'affaccia sul versante occidentale del Lago d'Iseo, con vista fin sulle cime dell'Adamello. Un tempo comune autonomo, dal 1928, è frazione di Solto Collina, accrescendone il fascino con la ricchezza dei suoi più svariati e impareggiabili elementi architettonici e naturalistici. Bortolo Pasinelli, studioso .al quale tanto deve la storia locale, in questo suo sesto libro ripercorre la storia millenaria di Esmate, a partire dal 1056, anno del primo documento nel quale certo Giovanni, figlio del fu Martini de Sumate de Solto, chiede ad Ambrogio, vescovo di Bergamo, di avere in concessione delle terre. Come ben scrive nella sua introduzione Raffaella Poggiani Keller, è una storia documentata negli archivi, ancor viva nelle lettere dei suoi abitanti e, più recentemente, nelle immagini in bianco e nero - cartoline, foto di famiglia, riprese di cerimonie pubbliche - che arricchiscono il libro rendendolo memoria comune, quotidiana e perciò particolarmente coinvolgente. Pasinelli segue il suo schema lineare a accattivante: presentazione dei caratteri e valori naturali dei luoghi, la descrizione degli elementi della storia millenaria del borgo (l'architettura con gli edifici più rilevanti, come castello e torri, alle case comuni, alle vie e piazze, ai luoghi delle attività) e delle sue istituzioni. Ripercorre i documenti d'archivio di un borgo aggregato attorno al castello de Dusvico, con una piazza (la plateia de Semate, 1468), con almeno due torri, una dei de Oldratis, l'altra dei de Gualenis, con case dai tetti di piode, di paglia e di coppi. Il paese, dove nel 1473 è attestata un'attività di tessitura della lana e nel 1539 si menziona un edificio del torchio di proprietà della Misericordia, registra dal XVI secolo l'emigrazione di suoi abitanti a Venezia, e, di nuovo, agli inizi del XX secolo la migrazione verso l'America e le Indie. Nel racconto appare evidente l'antica compresenza della comunità cristiana con la società civile, e, pur nella distinzione dei ruoli, lungo i secoli si sente animata in entrambe da un grande amore verso la popolazione e il territorio. Mentre emerge come gli Esmatesi abbiano saputo sviluppare una cultura del lavoro, dell'istruzione, della religiosità, della famiglia e delle relazioni, il sindaco, Maurizio Esti, grato per questo importante lavoro scrive :«È auspicabile che anche oggi ognuno possa e sappia scrivere con amore, nel tempo che gli è dato di vivere, una bella pagina di storia del proprio paese, che apra la strada a un futuro di speranza e di impegno per le nuove generazioni. La seconda parte del volume, ma non seconda alla prima per importanza, illustra la chiesa parrocchiale dedicata a San Gaudenzio, primo vescovo di Novara, e, di seguito, le chiese e cappelle presenti nella frazione di Furmignano (S. Carlo) e sul territorio comunale (Disciplina, S.Rocco, S. Michele e S. Lucia). Ben sintetizza Raffaella Poggiani Keller queste pagine, che, attraverso le visite dei vescovi e i documenti dell'archivio parrocchiale seguono le vicende architettoniche della chiesa maggiore, ne descrive gli arredi liturgici e le opere che la decorano, e, anche, fatti curiosi come la cattiva condotta, nel Cinquecento, dei preti Oldofredi, padre e figlio. Ne emerge una comunità legata sempre alla sua chiesa, fino ai tempi recenti. Introduzione Raffaella Poggiani Keller.
[Bergamo] : Corponove, 2017
Quaderni brembani : anno 2021 / [a cura del] Centro storico culturale Valle Brembana Felice Riceputi
Bergamo : Corponove, 2020
Quaderni brembani : anno 2023 / [a cura del] Centro storico culturale Valle Brembana Felice Riceputi
Bergamo : Corponove, 2022
Quaderni brembani : anno 2020 / [a cura del] Centro storico culturale Valle Brembana Felice Riceputi
Bergamo : Corponove, 2019
[Bergamo] : Corponove, 2017
Abstract: Ricordare l'alluvione è suscitare un sentimento comune in chi l'ha vissuta e nelle nuove generazioni, è porsi domande sulle cause naturali e sulle responsabilità umane, è riflettere sul presente, è riprogettare il futuro in un orizzonte vallare e nazionale. I titoli di alcuni capitoli già rievocano scenari di quel drammatico 18 luglio 1987, quando la piena del Brembo devastò i paesi dell'alta e media Valle Brembana, mietendo cinque giovani vittime, due delle quali mai più ritrovate. "Il frastuono della piena sulle rocce incuteva paura, sembrava volesse sradicare la montagna". "Le tombe devastate di Mezzoldo". "Nelle strade fiumi di acqua, terriccio e fanghiglia". "L'ultima foto al ponte romanico prima del crollo". "Massi ed alberi si urtavano da una riva all'altra". "La provinciale inghiottita dal fiume... la galleria artificiale precipitava su se stessa erosa nelle fondamenta dalla furia dell'acqua". "Lo scenario apocalittico". "La chiesetta travolta". "Ricostruire fu occasione di impulso alle attività produttive, di salvaguardia del patrimonio ambientale e di nuovo fervore culturale". Un impulso frenato poi dalla crisi economica e dal progressivo abbandono della montagna.